Per Benucci Essere vivi significa dipingere. Questo è il titolo di un quadro del 1970, un gorgo di impressionante energia che risucchia i colori sospingendoli verso un nucleo nero. La vita sta per andarsene e l’artista lo sa. Frequentemente gli capita di guardare indietro, di fare un bilancio del proprio vissuto. E scopre che il suo dolore non è diverso dall’angoscia impotente dei tagli di Fontana, dal dramma di Pollock, dalla solitudine di Burri. Afferrato dal pensiero della Fine affida il suo tormento ad un poetico acquerello intitolato Amici vecchi e nuovi. Due libri di Van Gogh ed uno di Segantini fanno da supporto ad un foglio che riproduce la montagna di Saint Victoire di Cézanne: i vecchi amici sono questi; al pari delle due pipe appoggiate sul tavolo. Il nuovo amico è invece una Smith & Wesson che punta la sua canna contro la firma dell’artista. Nel tormentato mondo di Gustavo segnali di cupa disperazione si accompagnano alla voglia di resistere. “Una forza mi sostiene oltre la malattia, oltre il mio pessimismo e la voglia apparente di morte”. Opere come Frutta con cesto e Fiori e Rose sono l'estremo, delicato omaggio dell’artista alla vita. Una toccante prefigurazione di questo capitolo conclusivo è un magnifico quadro del 1980, intitolato lo studio dell’artista. I pennello nettati sono a posto nel barattolo ed i tubetti di colore sono a riposo sul tavolo. Il telefono ha cessato di squillare, la seggiola, ormai vuota, ha cominciato a velarsi di polvere. Ma il sole del tramonto entra nella stanza, la scalda e la riempie di poesia.

(2011, dal catalogo della mostra "Voli misteriosi in un'altra dimensione")